Il “mal di schiena”, o lombalgia, colpisce almeno una volta nella vita l’80-90% delle persone adulte. L’uomo risulta più colpito rispetto alla donna e nella sua fascia d’età più produttiva (tra i 35 ed i 55 anni). E’ quindi chiaro come tale problema sia importante per l’inabilità motoria che comporta, per le ore di lavoro perse e per i costi medici e sociali.

Le cause scatenanti del ma l di schiena sono spesso da ricercare in insulti di piccola entità sostenuti da fattori predisponenti che possono rendere il quadro patologico complesso. Tra questi fattori ricordiamo: la presenza di vizi posturali legati spesso ad errate posizioni assunte nell’ambiente di lavoro (scrivania, automobile, etc.); la personalità condiziona fortemente la colonna sia nella sua statica che nella dinamica; la presenza di atteggiamenti dismorfici o paramorfici (scoliosi, ipercifosi, inversioni di curva, ipo-iperlordosi) che sono fattori predisponenti determinanti.

Il sovrappeso e l’obesità condizionano fortemente e negativamente i carichi assiali sulla colonna. Gli stress fisici e psicologici si ripercuotono sulle strutture muscolo-tendine facilitando l’insorgenza di contratture muscolari.

La carenza di attività fisica con la conseguente rigidità muscolare che ne deriva, offre terreno fertile sul quale la lombalgia può attecchire.

La fisioterapia, le tecniche di correzione posturale e l’osteopatia possono dare un importante supporto sia come approccio unico al problema (con tecniche specifiche in relazione alla natura del danno), sia come integrazione alla terapia medica. Si è dimostrato che, tranne in gravi casi di instabilità vertebrale, stare a letto immobili, protetti da tutori o corsetti, risulta nella grande maggioranza dei casi inutile e il più delle volte addirittura dannoso.

In realtà con il termine “mal di schiena” (per gli americani Low Back Pain) si definiscono molte sindromi di diversa origine che quindi necessitano di approcci diagnostici e terapeutici diversi. Il classico dolore lombare è di solito legato a fenomeni degenerativi di tipo artrosico, che prima o poi colpiscono la maggior parte della popolazione adulta. Ne sono affette in particolare le persone sedentarie e che sono costrette per lavoro, a mantenere delle posture scorrette, tipo alla scrivania o al volante di un’automobile.

Questa sindrome richiede un trattamento fisico e risente positivamente dell’attività motoria in generale.

Il disco intervertebrale è una specie di cuscinetto interposto tra due corpi vertebrali e svolge un’importantissima funzione di ammortizzatore (vedi disegno in basso a sinistra).

La riduzione dell’altezza del disco e le conseguenti alterazioni del carico che si determinano, conducono poi ad una instabilità della colonna, che l’organismo tende a correggere con la produzione di osteofiti (i becchi ossei che fanno parte dell’artrosi e che si vedono nelle radiografie): ciò ricrea maggiore stabilità ma con perdita di mobilità e con l’aggravante di ridurre la dimensione del canale

Mal di schiena

SOVRACCARICO ARTICOLARE

La riduzione di altezza del disco intervertebrale per cause degenerative fa sì che si modifichino i normali rapporti articolari delle faccette con conseguente infiammazione e dolore. Questa è una sindrome che è dovuta sia alla patologia degenerativa delle articolazioni interapofisiarie posteriori come tipicamente avviene nelle forme artrosiche (degenerazione cartilaginea e conseguente deformazione delle superfici articolari), sia alla presenza di un quadro di instabilità segmentale della colonna vertebrale con conseguente anomalie delle superfici articolari (iperlordosi lombare, scoliosi, spondilolistesi, lesioni discali ecc.).

Il “mal di schiena”, o lombalgia, colpisce almeno una volta nella vita l’80-90% delle persone adulte. L’uomo risulta più colpito rispetto alla donna e nella sua fascia d’età più produttiva (tra i 35 ed i 55 anni). E’ quindi chiaro come tale problema sia importante per l’inabilità motoria che comporta, per le ore di lavoro perse e per i costi medici e sociali.

Cause

Le cause scatenanti del ma l di schiena sono spesso da ricercare in insulti di piccola entità sostenuti da fattori predisponenti che possono rendere il quadro patologico complesso. Tra questi fattori ricordiamo: la presenza di vizi posturali legati spesso ad errate posizioni assunte nell’ambiente di lavoro (scrivania, automobile, etc.); la personalità condiziona fortemente la colonna sia nella sua statica che nella dinamica; la presenza di atteggiamenti dismorfici o paramorfici (scoliosi, ipercifosi, inversioni di curva, ipo-iperlordosi) che sono fattori predisponenti determinanti.

Il sovrappeso e l’obesità condizionano fortemente e negativamente i carichi assiali sulla colonna. Gli stress fisici e psicologici si ripercuotono sulle strutture muscolo-tendine facilitando l’insorgenza di contratture muscolari.

La carenza di attività fisica con la conseguente rigidità muscolare che ne deriva, offre terreno fertile sul quale la lombalgia può attecchire.

Trattamenti

La fisioterapia, le tecniche di correzione posturale e l’osteopatia possono dare un importante supporto sia come approccio unico al problema (con tecniche specifiche in relazione alla natura del danno), sia come integrazione alla terapia medica. Si è dimostrato che, tranne in gravi casi di instabilità vertebrale, stare a letto immobili, protetti da tutori o corsetti, risulta nella grande maggioranza dei casi inutile e il più delle volte addirittura dannoso.

In realtà con il termine “mal di schiena” (per gli americani Low Back Pain) si definiscono molte sindromi di diversa origine che quindi necessitano di approcci diagnostici e terapeutici diversi. Il classico dolore lombare è di solito legato a fenomeni degenerativi di tipo artrosico, che prima o poi colpiscono la maggior parte della popolazione adulta. Ne sono affette in particolare le persone sedentarie e che sono costrette per lavoro, a mantenere delle posture scorrette, tipo alla scrivania o al volante di un’automobile.

Cure

Questa sindrome richiede un trattamento fisico e risente positivamente dell’attività motoria in generale.

Il disco intervertebrale è una specie di cuscinetto interposto tra due corpi vertebrali e svolge un’importantissima funzione di ammortizzatore (vedi disegno in basso a sinistra).

La riduzione dell’altezza del disco e le conseguenti alterazioni del carico che si determinano, conducono poi ad una instabilità della colonna, che l’organismo tende a correggere con la produzione di osteofiti (i becchi ossei che fanno parte dell’artrosi e che si vedono nelle radiografie): ciò ricrea maggiore stabilità ma con perdita di mobilità e con l’aggravante di ridurre la dimensione del canale

Mal di schiena

SOVRACCARICO ARTICOLARE

La riduzione di altezza del disco intervertebrale per cause degenerative fa sì che si modifichino i normali rapporti articolari delle faccette con conseguente infiammazione e dolore. Questa è una sindrome che è dovuta sia alla patologia degenerativa delle articolazioni interapofisiarie posteriori come tipicamente avviene nelle forme artrosiche (degenerazione cartilaginea e conseguente deformazione delle superfici articolari), sia alla presenza di un quadro di instabilità segmentale della colonna vertebrale con conseguente anomalie delle superfici articolari (iperlordosi lombare, scoliosi, spondilolistesi, lesioni discali ecc.).